Giuria federale della letteratura

Giuria federale di letteratura

Perché leggiamo

A cosa serve la letteratura? Che senso hanno queste cattedrali del pensiero quando la realtà precipita nell’inimmaginabile? perché abbiamo letto troppo
sotto le coperte dei nostri letti d’infanzia
per arrenderci al nulla

perché abbiamo imparato
che in quelle pagine notturne
risuonava la vita

e che le ore di cenere
trascorse a fuggire e a capire
dissetavano i nostri meandri

sì, ormai lo sappiamo
che i vecchi alfabeti
tracciati con il gesso

sulla lavagna delle certezze
finiranno come sempre
per rivelare la loro incompiutezza

sì, leggiamo
i nostri occhi come tizzoni
nella foresta senza nome

dove incespicano le stagioni
dove crollano come la ragione
i dannati della migrazione

perché non siamo indifferenti
alla collera dei perdenti
al sacrilegio di chi vive

perché respiriamo insieme
nonostante il tremore della terra di Blatten
quando tutto si sgretola

perché sentiamo anche l’odore
del fumo degli incendi
e del respiro degli afflitti

perché affamati cerchiamo
un mondo da condividere
un territorio da abitare

perché il nostro sguardo sul passato
non sarà mai abbastanza
limpido

perché il nostro sguardo sul presente
d’ora in poi avrà bisogno
di abbracciare l’incertezza del tempo

sì, leggiamo nonostante tutto
perché ogni cosa è già stata detta
ma nessuno ascolta

perché le Grandi Storie non hanno più valore
e tutti sanno che nessun discorso
potrà mai esaurire il giorno

perché cerchiamo senza sosta le parole
che ci mancano
quando gridano i carnefici

perché la bellezza è scomparsa
e ora è lontana dai nostri cantieri
murati di verità

perché sentiamo la violenza
dispensata dalle voci esauste
sotto la spada del silenzio


ecco perché leggiamo a testa alta
di fronte al frantumarsi
dell’orizzonte

perché sorga dall’ignoto
il canto delle pene irrisolte
e il grido delle gioie vissute

perché esplodano finalmente
in dissonanze dirompenti
le voci di chi scrive

ecco perché abbiamo letto
180 testi per sceglierne sette
che ci hanno ricordato

che la letteratura profonda
era questa seconda lingua
capace di proclamare a gran voce

sì, io sono sensibile al mondo
sì, tu sei sensibile al mondo
sì, noi siamo sensibili al mondo

Thierry Raboud