Jacqueline Burckhardt ha molti talenti: restauratrice, storica dell’arte, curatrice, autrice, editrice e organizzatrice. Animata da una curiosità sincera e da una certa affinità al mondo dell’arte, in tutte queste attività riesce a trasmettere la sua passione. Il suo approccio si basa sulle esperienze maturate durante la formazione come restauratrice presso l’Istituto Centrale del Restauro di Roma. Si tratta di competenze che coniugano innanzitutto l’osservazione diretta, il mettersi al servizio dell’opera e la consapevolezza della fusione di teoria e pratica. Lo studio della storia dell’arte all’Università di Zurigo ha aggiunto a tale vissuto, che univa in sé conoscenza teorica ed esperienza estetica, la competenza dell’analisi propria della storia dell’arte.
Jacqueline Burckhardt è stata cofondatrice e redattrice della rivista d’arte Parkett e per 33 anni, dal 1984 al 2017, ha contribuito in modo determinante a definirne il profilo. Parkett sottoponeva al dibattito l’arte contemporanea, concentrandosi sul trasferimento dell’arte oltreoceano e sulle relazioni con gli artisti, e lo faceva in due lingue, tedesco e inglese. Ha avuto un successo travolgente, soprattutto per la vicinanza agli artisti. Oggi i 101 numeri della rivista si leggono come la storia dell’arte di quel periodo. Parkett ha offerto un palcoscenico a oltre 300 artisti, il cui elenco potrebbe essere visto come l’indice di tale storia dell’arte: da Richard Artschwager a Laura Owens, da Tauba Auerbach a Robert Wilson, da Cosima von Bonin a Jimmie Durham, da MaurizioCattelan a Sylvie Fleury, da Fischli/Weiss a KatharinaFritsch. Star come Meret Oppenheim, Andy Warhol, Roni Horn, Paul McCarthy, Isa Genzken, Richard Serra, Monica Bonvicini si affiancano a narratori come Sam Taylor-Wood, Mika Rottenberg, Karen Kilimnik, Sophie Calle, a interpreti del mondo come Alighiero e Boetti, Camille Henrot, Pipilotti Rist e a poeti come Luc Tuymans o Tacita Dean. Che siano puristi, narratori, demiurghi o interpreti del mondo, gli artisti sono sempre fedeli all’estetica specifica dell’economia artistica dei mezzi e alla consapevolezza del modo in cui l’opera d’arte si manifesta.
Accanto al suo lavoro di mediazione alla rivista Parkett, è stata artefice di un programma di performance art alla Kunsthaus Zürich. Ciò ha permesso a Laurie Anderson di conquistare un affezionato pubblico zurighese. Per dieci anni Jacqueline Burckhardtha anche diretto la Sommerakademie del Zentrum Paul Klee di Berna. Sotto la sua guida, l’Accademia di Berna si è affermata nel mondo degli artisti, diventando così un importante luogo di confronto per il dibattito artistico contemporaneo. All’Accademia di architettura di Mendrisio ha insegnato i fondamenti dell’arte ai futuri architetti. Per il Campus Novartis di Basilea (2005−2015) ha realizzato con gli artisti un complesso programma di immagini, in modo che questo luogo narrasse la ricerca e la storia dell’industria farmaceutica. Ha presieduto vari enti come la Fondation Nestlé pour l’Art e la Commissione federale d’arte, dal 1998 al 2006, dando così una propria impronta alla politica culturale svizzera. L’artista tedesco Sigmar Polke ha voluto che Jacqueline Burckhardt, con la sua competenza, lo affiancasse nel processo artistico del progetto di rinnovamento delle vetrate del Grossmünster di Zurigo. In termini programmatici si potrebbe definire Jacqueline Burckhardt la regista di una mediazione artistica viva, richiamando anche la sua tesi di dottorato Giulio Romano, Regisseur einer verlebendigten Antike (Giulio Romano, regista di un’antichità viva).