Nelle opere di Fleur Jaeggy vengono esplorati temi profondi, dolorosi e inquietanti come la solitudine, l’amicizia ossessiva, l’alienazione, il distacco emotivo, i legami familiari disturbati e privi di empatia e la morte.
Al centro della sua narrativa c’è la solitudine; i personaggi vivono spesso in ambienti chiusi e repressivi come collegi o istituti. La separazione dal mondo esterno e il contrasto fra “dentro” e “fuori” li porta a un’introspezione profonda e allo stesso tempo a un senso di alienazione quasi totale.
Un altro tema fondamentale intorno a cui l’autrice costruisce il suo mondo letterario è quello dell’amicizia e dei legami interpersonali ambivalenti. Le relazioni sono spesso totalizzanti e descritte con un’ambiguità che rende difficile distinguere i confini fra amicizia, amore, ossessione e repulsione. Anche i legami familiari sono disfunzionali, privi di empatia e di calore. I personaggi vivono rapporti freddi, distanti, segnati dall’incomunicabilità, che li lasciano con un senso di abbandono o di incompletezza. Le relazioni familiari vengono descritte come legami imposti che portano a frustrazione e a un distacco quasi glaciale. L’infanzia e l’adolescenza non sono mai viste come fasi idilliache della vita, bensì come periodi segnati dalla solitudine, dall’inquietudine e dalla scoperta dell’oscurità interiore. Nei collegi e negli istituti dove vivono i suoi personaggi più giovani, le emozioni e le esperienze si amplificano, rivelando l’ambivalenza dell’esperienza giovanile. Malattia, morte e decadenza sono presenze costanti, non solo fisiche ma anche simboliche. La morte è descritta come un destino inevitabile, una fine che dà significato e al tempo stesso svuota la vita.
I beati anni del castigo, pubblicato nel 1989, è il romanzo più celebre di Fleur Jaeggy. In questo lungo racconto si delinea già tutto il suo mondo letterario e anche i tratti delle narrazioni successive: la vita di clausura in un collegio svizzero, l’assenza di punti di riferimento familiari solidi, l’amicizia con la compagna Frédérique che sconfina nell’amore-ossessione. L’educazione severa e la disciplina del collegio impongono un controllo rigido sui sentimenti e sulle emozioni delle ragazze. Questa repressione fa sì che i pochi atti di ribellione o di libertà siano vissuti con grande forza e intensità.
A livello stilistico, in tutte le sue opere, ci troviamo di fronte a uno stile di prosa denso e tagliente; la sua scrittura si distingue per la brevità e per la precisione quasi chirurgica nella scelta delle parole. I periodi sono brevi ed essenziali. Questo stile distaccato e freddo nasconde, in realtà, una tensione emotiva costante che lascia il lettore in uno stato di profonda inquietudine.
Fleur Jaeggy, attraverso una scrittura che non concede spazio alla consolazione, riesce a esprimere emozioni e tormenti psicologici intensi con uno stile sempre controllato e impassibile, come se narrando cercasse di mantenere un distacco di fronte al proprio vissuto e al proprio racconto. La scrittura della Jaeggy scava in profondità e non concede mai nulla al sentimentalismo. Ma la sua prosa, nonostante l’apparente freddezza, colpisce lettrici e lettori per la sua capacità di catturare le sfumature più sottili e i lati più oscuri e nascosti dell’animo umano.