Fleur Jaeggy

Fleur Jaeggy

Gran Premio svizzero di letteratura 2025

Fleur Jaeggy è nata a Zurigo nel 1940. Dopo aver frequentato diversi collegi in Svizzera, si è stabilita a Roma, dove ha stretto amicizia con Ingeborg Bachmann. Dal 1968 vive a Milano. Le sue opere sono state tradotte in oltre una dozzina di lingue e sono state insignite di importanti premi, tra cui il prestigioso Premio Bagutta per I beati anni del castigo e il Premio Moravia per La paura del cielo. Proleterka è stato insignito del Premio Viareggio e dichiarato “miglior libro del 2003” dal «Times Literary Supplement». Sono il fratello di XX ha ricevuto il Premio letterario internazionale Giuseppe Tomasi di Lampedusa 2015. Nel 2024 ha ricevuto il Premio Gottfried Keller della Fondazione Martin Bodmer per l’insieme della sua opera. Tutti i libri di Fleur Jaeggy sono stati pubblicati dalla casa editrice Adelphi.

© Simon Schmid, NB

Nelle opere di Fleur Jaeggy vengono esplorati temi profondi, dolorosi e inquietanti come la solitudine, l’amicizia ossessiva, l’alienazione, il distacco emotivo, i legami familiari disturbati e privi di empatia e la morte.

Al centro della sua narrativa c’è la solitudine; i personaggi vivono spesso in ambienti chiusi e repressivi come collegi o istituti. La separazione dal mondo esterno e il contrasto fra “dentro” e “fuori” li porta a un’introspezione profonda e allo stesso tempo a un senso di alienazione quasi totale.

Un altro tema fondamentale intorno a cui l’autrice costruisce il suo mondo letterario è quello dell’amicizia e dei legami interpersonali ambivalenti. Le relazioni sono spesso totalizzanti e descritte con un’ambiguità che rende difficile distinguere i confini fra amicizia, amore, ossessione e repulsione. Anche i legami familiari sono disfunzionali, privi di empatia e di calore. I personaggi vivono rapporti freddi, distanti, segnati dall’incomunicabilità, che li lasciano con un senso di abbandono o di incompletezza. Le relazioni familiari vengono descritte come legami imposti che portano a frustrazione e a un distacco quasi glaciale. L’infanzia e l’adolescenza non sono mai viste come fasi idilliache della vita, bensì come periodi segnati dalla solitudine, dall’inquietudine e dalla scoperta dell’oscurità interiore. Nei collegi e negli istituti dove vivono i suoi personaggi più giovani, le emozioni e le esperienze si amplificano, rivelando l’ambivalenza dell’esperienza giovanile. Malattia, morte e decadenza sono presenze costanti, non solo fisiche ma anche simboliche. La morte è descritta come un destino inevitabile, una fine che dà significato e al tempo stesso svuota la vita.

I beati anni del castigo, pubblicato nel 1989, è il romanzo più celebre di Fleur Jaeggy. In questo lungo racconto si delinea già tutto il suo mondo letterario e anche i tratti delle narrazioni successive: la vita di clausura in un collegio svizzero, l’assenza di punti di riferimento familiari solidi, l’amicizia con la compagna Frédérique che sconfina nell’amore-ossessione. L’educazione severa e la disciplina del collegio impongono un controllo rigido sui sentimenti e sulle emozioni delle ragazze. Questa repressione fa sì che i pochi atti di ribellione o di libertà siano vissuti con grande forza e intensità.

A livello stilistico, in tutte le sue opere, ci troviamo di fronte a uno stile di prosa denso e tagliente; la sua scrittura si distingue per la brevità e per la precisione quasi chirurgica nella scelta delle parole. I periodi sono brevi ed essenziali. Questo stile distaccato e freddo nasconde, in realtà, una tensione emotiva costante che lascia il lettore in uno stato di profonda inquietudine.

Fleur Jaeggy, attraverso una scrittura che non concede spazio alla consolazione, riesce a esprimere emozioni e tormenti psicologici intensi con uno stile sempre controllato e impassibile, come se narrando cercasse di mantenere un distacco di fronte al proprio vissuto e al proprio racconto. La scrittura della Jaeggy scava in profondità e non concede mai nulla al sentimentalismo. Ma la sua prosa, nonostante l’apparente freddezza, colpisce lettrici e lettori per la sua capacità di catturare le sfumature più sottili e i lati più oscuri e nascosti dell’animo umano.