Premio d'onore 2017

Bruno Ganz/Un Juif pour l'exemple 02
Bruno Ganz, Darsteller in Un Juif pour l'exemple von Jacob Berger

Motivazione Premio d’onore del cinema svizzero 2017

Bruno Ganz è uno dei più illustri attori di lingua tedesca, pluripremiato e presente sulla scena cinematografica e teatrale internazionale in un’infinità di produzioni. È un attore che non indossa i ruoli che interpreta ma li assimila, li ama e li vive. Un attore cui danno fastidio i fronzoli e gli atteggiamenti da star e che non si atteggia ad attore. È un attore che in fondo non è attore. Uno che non fa come se fosse, ma che fa come effettivamente è. Sono i singoli caratteri cui Bruno Ganz infonde vita. Il Premio d’onore del cinema svizzero è un riconoscimento per il suo enorme, costante e straordinario operato.

Premio d'onore del cinema svizzero 2017

Naturalmente non sono solo i suoi occhi. Anche se il loro calore, accentuato dalle innumerevoli rughe d’espressione, smentisce la leggera ironia del sorriso. È soprattutto il viso di Bruno Ganz su cui sono rimasti impressi centinaia di ruoli. Prima ancora che inizi a parlare mi trovo di fronte Jakob Nüssli, «L’inventore» di Kurt Gloor del 1981, con quel mix di entusiasmo e di tristezza senza speranza, o lo stupore di Jonathan Harker, che riconosce la pericolosa solitudine di Klaus Kinski in versione Conte Dracula nel remake «Nosferatu, il principe della notte» del 1971. È stato un lungo cammino, rigoroso e determinato, dal giovane attore zurighese di un tempo fino al detentore dell’Anello di Iffland, passando per l’acclamato Faust di Peter Stein nella sua messa in scena epocale di Hannover, o per l’angelo di Wim Wenders nel film «Il cielo sopra Berlino».

Da quando nel 2004 ha interpretato con straordinaria bravura Adolf Hitler nel film «La caduta» la fama di Bruno Ganz ha raggiunto anche il resto del mondo. L’esplosione di rabbia nel bunker non cessa di generare nel web nuove versioni dai sottotitoli assurdi. La sua interpretazione di un ruolo che non ammetteva né pathos né realismo è stata la sua personale versione del «Faust»: una discesa agli inferi verso la gloria.

Bruno Ganz sa essere patetico e toccante, commovente e sentimentale ma anche terribilmente competente, con i suoi occhi e la sua voce, le sue rughe d’espressione e il suo tratto disperatamente beffardo. Fino al punto che lo spettatore non riesce più a concentrarsi su un unico aspetto del personaggio e ne resta completamente ammaliato.

Michael Sennhauser, critico cinematografico