Valérie Favre

Valérie Favre
© Severine Oppliger

Valérie Favre

«L’arte non è piacevole!»

«Da anni lavoro a una struttura i cui cicli non si formano in modo lineare, per aggiunta di immagini, ma che funziona come una spirale

La pittrice Valérie Favre, originaria della Svizzera occidentale, è conosciuta a livello internazionale per le figure e le creature fantastiche che popolano i suoi dipinti a olio, concepiti come serie. Le sue ope­re sono caratterizzate da un mondo immaginario pieno di inquietudine, contraddizioni e contrasti. Con la sua pittura l’artista affronta in modo critico soggetti e figure del pensiero appartenenti alla sto­ria dell’arte e alla letteratura. La sua pittura espres­siva e dinamica ha come caratteristica quella di «co­struire» strutture lavorando per anni e in parallelo a diversi gruppi di opere che si sovrappongono. Per Favre la pittura è un modo radicale di pensare il mondo.

Dopo gli esordi nel teatro e nel cinema, alla fine de­gli anni Ottanta si concentra sul mezzo pittorico nel contesto di un discorso definito dall’arte concettua­le e dal minimalismo. In Francia si mette in evidenza con Robes Rouges (1994–1996), in cui dipinge costu­mi privi dei corpi, e diventa in breve tempo una del­le più importanti pittrici femministe. Una delle sue creazioni pittoriche più incisive è Lapine Univers (2001–2012), una figura femminile ibrida con lunghe orecchie da coniglio, al contempo eroina e antieroi­na. Può dedicarsi a una serie anche per dieci anni, come nel caso di Suicide (2003–2013). L’artista tra­duce questo tema complesso in una forma lessica­le attraverso la rappresentazione pittorica di oltre cento varianti di suicidi. Le strategie di rivisitazione di Favre emergono non solo nel riappropriarsi di soggetti della storia della pittura, come nel caso di Hexenflug di Goya (2012–2016), ma anche nel riferi­mento alla famosa fotografia del dadaista del Cabaret Voltaire nella serie Selbstporträt als Hugo Ball (2016–2019).

Favre si confronta spesso con esperienze che si sono concretate in archetipi, come nel caso di Der Dritte Bruder Grimm (2004–2007), o riprende al­cuni soggetti della storia della pittura, ad esempio in Redescriptions (2007–2008), che a loro volta tro­vano posto nei grandi trittici Théâtres (2009–2017). I titoli di cicli come Die Henkerin (2008–2009), Kakerlake (2008–2010), Fragmente/Kosmos/Universum (2019–2020) o Le Bateau des Poètes (2020–2022) non sono solo riferimenti ai contenuti del suo pensiero ma anche estensioni poetiche della pittura. I pro­cessi produttivi ritualizzati, che introducono il caso nella sua opera, fungono da contrappunto, come ogni anno in Balls and Tunnels (dal 1995). La Poulinière (fattrice), il cui titolo rappresenta un commento a Marcel Duchamp, è uno strumento di lavoro che conferisce alle sue decisioni artistiche una forma del tutto casuale. Questo include, ad esempio, la definizione di un fattore temporale per il processo pittorico.

Nata in Svizzera e oggi attiva a Berlino e Neu­châtel, dal 2006 è docente di pittura all’Universi­tät der Künste di Berlino. Nel 2012 viene candidata al Prix Marcel Duchamp in Francia. I suoi dipinti sono presenti in numerose collezioni pubbliche, come il Musée cantonal des Beaux-Arts Lausanne.Le opere di Favre sono state esposte in diversi luo­ghi: Kunsthaus Aarau (2022), Sprengel Museum Hannover (2020), Musée d’Art et d’Histoire Neu­châtel (2017/2018), Von der Heydt-Kunsthalle Wup­pertal (2016/2017), Museum Franz Gertsch, Burg­dorf (2016), Musée d’Art Moderne et Contemporain, Strasburgo (2015/2016), Neuer Berliner Kunstverein (2013/2014), Carré d’Art/Musée d’Art Contempo­rain, Nîmes (2009), Centre Georges Pompidou, Pari­gi (2009/2010), Kunstmuseum Luzern (2009/2010), Musée de Picardie, Amiens (2004).

Valérie Favre, nata nel 1959 a Evilard, lavora come pittrice dagli anni Ottanta e dal 2006 è docente di pittura all’Universität der Künste di Berlino. Vive a Neuchâtel e a Berlino.